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Chi trova un daimon trova un tesoro

Hai già incontrato il tuo daimon? – Aristotele, vocazione e il mistero del tuo scopo nella vita

Immagina che dentro di te ci sia una guida silenziosa. Non un navigatore GPS che dice “gira a destra dopo l’ultimo fallimento sentimentale o lavorativo”, ma una vocina nella tua testa, un’energia, una scintilla… una specie di grillo parlante greco antico. Quella voce è il tuo daimon.

E no, non è un demone cattivo. È la tua essenza più vera, quella che ti spinge a essere te stesso al massimo livello possibile.

Il daimon, secondo gli antichi

Il concetto di daimon nasce nella Grecia classica, e ne parlano in tanti. Socrate diceva di avere una voce interiore – appunto il suo daimon – che lo guidava a non fare cose sbagliate. Non gli diceva cosa fare, attenzione! Ma lo fermava quando stava per sbagliare.

È però con Aristotele che il discorso si fa ancora più interessante (e utile). Il filosofo barbuto ci dice che la felicità – quella vera – si raggiunge vivendo secondo la propria natura, ovvero realizzando il proprio potenziale. Per farlo, bisogna trovare ciò che lui chiama “entelecheia” (non ti preoccupare, non è una malattia esotica), ovvero il compimento del proprio essere. In parole semplici: diventare quello che sei destinato a diventare.

Il tuo scopo: mica una formula matematica

E qui arriviamo al punto: qual è il tuo scopo nella vita? Tranquillo, non serve che tu vada a vivere su una montagna o che ti iscriva a yoga tantrico per scoprirlo. Secondo Aristotele, il tuo scopo (telos, per gli amici) non è qualcosa che ti viene imposto dall’esterno, tipo “tu farai l’avvocato come tuo padre”. No: è qualcosa che ti è già dentro, come un seme che sa di voler diventare quercia.

Il trucco? Ascoltare. Osservare. Coltivare ciò che ti accende e che senti giusto per te! Il daimon parla attraverso la tua passione, la tua curiosità, quella cosa che faresti anche se nessuno ti pagasse (anche se, diciamocelo, essere pagati è meglio). Può essere scrivere, suonare, cucinare, aiutare gli altri, costruire, inventare… Quando sei in quello stato di flow, dove il tempo vola e tu ti senti vivo, probabilmente sei vicino al tuo daimon.

Il problema moderno: zittire il daimon

La verità? Viviamo in un mondo che ci distrae di continuo. Tra smartphone sempre in mano, notifiche, social, bollette e magari una famiglia impegnativa, è facile dimenticare chi siamo davvero. Eppure, il daimon non se ne va. Si siede in un angolino dell’anima e aspetta. A volte, se non lo ascolti, si fa sentire sotto forma di noia, frustrazione o quella sensazione di “mi manca qualcosa, ma non so cosa”.

E quindi? Come si trova questo benedetto scopo?

Ecco qualche spunto alla Aristotele, versione 2025:

  1. Fai silenzio ogni tanto – Medita, cammina, spegni il telefono. Dai spazio alla tua voce interiore.
  2. Chiediti cosa ti fa brillare gli occhi – Cosa ami davvero? Cosa faresti anche senza applausi?
  3. Smetti di confrontarti con gli altri – Il tuo daimon è tuo. Non si scarica da internet.
  4. Coltiva i tuoi talenti – Se li hai, è perché ti serviranno nel tuo viaggio.
  5. Studia, studia, studia! Non stancarti mai di imparare cose nuove, di studiare ciò che ti interessa e che ti dà soddisfazione.
  6. Sii paziente – Lo scopo non è un traguardo: è un cammino. E può cambiare con te.

Conclusione: diventa chi sei

Alla fine, ascoltare il daimon è un atto di coraggio. Vuol dire fidarti del fatto che sei nato con una direzione, uno scopo, perfino una missione, anche se non ti hanno dato un libretto di istruzioni. Aristotele ci invita a vivere con intenzione, con coerenza, con autenticità.

Quindi la prossima volta che ti chiedi “che senso ha tutto questo?”, magari la risposta non verrà subito. Ma se inizi a vivere come se la tua vita avesse uno scopo profondo, potresti scoprire che quel daimon, in fondo, ha sempre avuto ragione e tu hai trovato un vero tesoro.

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