Solstizio d’estate
Mi chiamano tutti la maga nei villaggi qui intorno.
Non ho un nome, come mia nonna prima di me.
Per anni mi ha insegnato a ricevere i doni del bosco, a riconoscere le piante, le radici e gli animali, i rimedi per ogni male di ogni stagione.
Non ho conosciuto mia madre e la nonna mi ha sempre chiamato coi nomi delle fate per insegnarmi a non temere il mistero. Ogni luna nuova un nome nuovo.
Scrivo da una celletta umida, buia e sporca. Mi fanno compagnia gli odori della notte che le sbarre non possono fermare. Arrivano direttamente dal bosco.
Questa è la notte di San Giovanni Battista.
I fuochi bruceranno per invocare il sole che da tre giorni ha fermato la sua corsa e si alza sempre dallo stesso punto all’orizzonte. La gente continuerà a cantare e danzare fino all’alba ma quest’anno senza di me.
Chissà se sorgerà un nuovo sole anche domani.
Chissà se vedrò l’alba prima che mi portino via per l’autodafé. E’ questo l’unico nome che mi è rimasto: confessione.
Ma cosa dovrei confessare se non di appartenere a questa madre terra che mi accoglierà di nuovo nel suo grembo quando di me non resterà che un mucchietto di cenere?
Dovrò forse confessare di aver amato ogni filo d’erba, ogni fiore di campo, ogni animale del bosco come la mia stessa anima, come Dio? E’ un peccato questo?
Non mi hanno lasciato compiere il rito.
Non ho potuto cogliere la verbena in questa notte di San Giovanni, l’erba della croce che protegge da tutti i mali, che fa vedere le cose nascoste.
Non ho potuto consegnare ai pastori le erbe magiche da portare all’alpeggio per benedire le baite durante la stagione estiva: l’artemisia, l’arnica, i fiori d’erica.
Non ho potuto trasmettere le mie conoscenze alla prossima maga. Meglio così. Che i segreti del popolo non cadano in mani sbagliate. Che si perdano piuttosto per sempre.
Ho trovato un angolino sotto a una pietra dove lascerò queste pagine scritte di nascosto, unico ricordo di cosa sono stata. Una strega, come dicono loro?
Non lo so cos’è una strega. Io sono una figlia della terra e del bosco.
Ho imparato ad accettare il mistero, i segreti nascosti che la chiesa vuole soffocare sotto ai suoi paramenti rossi come il sangue di Cristo, come il sangue che scorre nelle mie vene e che domani non scorrerà più.
In questo anno del Signore 1652, in questa notte del 23 di giugno, prima che sorga l’alba del giorno di San Giovanni Battista, abbandono la mia anima a Dio, mi tuffo nell’abisso che mi accoglierà come sempre mi ha accolto la vita, vissuta nell’unico modo che ho saputo: seguendo i ritmi delle stagioni.