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“Non sei sola, piccola mia”

(Quando l’infanzia grida e qualcuno ascolta)

Qualche giorno fa ho assistito a qualcosa che non potrò dimenticare.

Dalla finestra del salotto ho visto, nella casa di fronte, una madre che picchiava la figlia di circa 11 anni con un mestolo. Colpi alla testa, alle gambe.

La bambina urlava. Non erano urla di capriccio, erano grida di terrore. “Mi fai male, basta! Basta!”

Mi si è gelato il sangue.

Non ho avuto un secondo di esitazione. Sono uscita sul terrazzo e ho urlato:

“BASTA! SE CONTINUI CHIAMO LA POLIZIA! NON SI PICCHIANO I BAMBINI!”

Non so se le mie parole hanno fermato la madre, che ha preso la bimba per un braccio portandola in un’altra stanza non visibile. Ma so una cosa: in quel momento, quella bambina ha capito di non essere sola.

Alice Miller, la psicoterapeuta che ha dato voce a milioni di bambini maltrattati, diceva che basta anche una sola persona che si schieri dalla parte del bambino, anche una volta sola, per fare una differenza enorme. Chiamava quella persona “testimone compassionevole”. Colui o colei che vede, nomina l’ingiustizia, si oppone.

Così si spezza la catena della violenza.

Un bambino picchiato, soccorso o anche solo capito e ascoltato da un adulto che riconosce l’ingiustizia da lui subita, è un bambino che forse un giorno non farà lo stesso con i suoi figli.”

Per quella bambina, in quel momento io sono stata un testimone. Una voce. Una luce nella notte.

E voglio ribadirlo con Alice Miller: se sei cresciuto con schiaffi, punizioni, umiliazioni e frasi che ti hanno tolto la fiducia in te stesso… non era colpa tua. E non è stato giusto.

Le punizioni corporali non educano.

Umiliano. Umiliano il corpo e l’anima.

Generano paura, non rispetto. Rabbia, non comprensione.

E peggio: normalizzano la violenza come forma di relazione. Insegnano che il più forte vince sul più debole, perpetrando la violenza di generazione in generazione.

C’è chi ancora oggi dice:

“Una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno.”

“Io le prendevo e guarda come sono cresciuto bene.”

Certo.

Sei cresciuto, sì…

Ma sei diventato un adulto che ride delle proprie ferite, che zittisce chi piange, che non sa più riconoscere il male perché l’ha travestito da “amore”.

Ecco perché dobbiamo parlarne.

Ecco perché non mi vergogno di aver urlato a squarciagola dal terrazzo.

L’ho fatto per un senso di giustizia.

Se anche tu hai sofferto, puoi diventare il testimone compassionevole di qualcun altro.

Il genitore diverso.

L’insegnante che ascolta.

Il vicino che non chiude le finestre.

Perché non è mai troppo tardi per essere dalla parte giusta della storia.

E quella parte è sempre, sempre, quella del bambino.

Con verità, amore e un mestolo usato solo per mescolare il sugo.

Chiara

Lettura consigliata: Olivier Maurel – “La sculacciata – Perché farne a meno, domande e riflessioni” https://www.leoneverde.it/prodotto/la-sculacciata/

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